Dalla “carta dei servizi” dell’industriale Lombardi (ministro nel 1995), con lo studente-cliente e le lettere anonime per valutare gli insegnanti, tutto è diventato “normale”. Normale, con Berlinguer, pareggiare lacune in matematica con “crediti” in educazione motoria, la Gelmini che s’inventa un inesistente “tunnel dei neutrini” e la Fedeli, diplomata con un titolo triennale. Legittimo valutare gli studenti con quiz che trasformano la battaglia di Azio nella “battaglia di Anzio” o che i genitori aggrediscano gli insegnanti senza venir denunciati. Che il Ministero neghi i dati sul burn out e contra legem non faccia prevenzione, mentre fa valutare i docenti da presidi mai valutati e vieta gli scioperi più che nelle unità coronariche.
Giacché per l’istruzione investono meno di noi solo Slovacchia, Romania e Bulgaria, con l’80% degli istituti fuori-norma sulla sicurezza e l’obbligo più basso d’Europa, si punta sul liceo scientifico a 4 anni e senza il latino.
La metà degli insegnanti di sostegno non è specializzato.
Il codice deontologico dell’istruzione pubblica è stato scritto da un cardinale.
S’impedisce solo ai sindacati di base il diritto di assemblea durante le elezioni per la rappresentatività e s’impone a tutti i pensionati l’iscrizione ai sindacati di partito.
Una riforma chiamata “Buona Scuola” demansiona abilitati per latino e greco a far supplenze nelle primarie, e destina un professore di matematica dove ne serve uno di lettere.
I docenti sono relegati nel pubblico impiego ove gli “aumenti” contrattuali non possono superare l’inflazione “programmata”, retribuiti al livello più basso della Ue e la metà dei coreani.
Per l’a.s. 2020/21, con la pandemia, il Ministero ha validato ancora le “classi pollaio” (anche con più di 30 alunni), senza calcolare neppure il tasso di ripetenza ed adottato come unica misura la distanza di un metro fra bocca e bocca (eliminato per l’a.s. 2021/22), quando il Belgio ha imposto un massimo di 10 alunni a 4 metri l’uno dall’altro e Germania e Regno Unito gruppi di 15 più una separazione di 2 metri (prevista anche in Spagna). Infine la didattica a distanza durante il lockdown ha escluso il 30% degli alunni (dato Istat), ma alla riapertura viene riproposta nei piani “dell’offerta formativa” per 3 anni. Per non assumere un numero adeguato di docenti e collaboratori e non potenziare i mezzi di trasporto si favorisce il contagio, si sono tenute aperte scuola dell’Infanzia, Primaria e Media con 25 alunni in 30 metri quadri e nelle scuole superiori si sono lasciati a casa gli studenti due o tre giorni a settimana.
Così è stata (e viene) distrutta la scuola.
SCHEDA SULL’AUTORE
Stefano d’Errico, dall’86 nel sindacalismo di base della scuola, da segretario dell’Unicobas è decisivo nello sciopero che fa cadere il ministro Luigi Berlinguer (2000), come contro la Gelmini (2008) e la “Buona scuola” renziana (2015). Fra gli altri, ha pubblicato anche La Scuola distrutta. Trent’anni di svalutazione sistematica dell’educazione pubblica e del Paese.
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